Il fiume canta e le sue acque danzano tra i sassi.
Il fiume mormora e le sue acque riposano calme assopite nel sole del pomeriggio.
Il fiume urla arrabbiato e scuro in volto, come un padre che rimprovera i suoi figli... Ed i figli lo temono.
E' il Tanaro: rispettato dalla saggezza dei vecchi, ammirato dall'intraprendenza dei giovani, incensato dalle stravaganze dei pescatori, ignorato dai più: è lì da sempre e per sempre, inevitabile ed eterno come la pioggia di marzo e il sole di agosto.
Piove, piove da alcuni giorni. Piove forte come neppure i vecchi si ricordano di aver visto.
I ragazzi, sul parapetto del ponte, guardano la furia delle acque che si fa sempre più minacciosa, cercando di immaginare fino a che punto andrà avanti la cosa. Ma sono ben lontani dall'immaginare la verità. Trovano quell'esperienza eccitante: in fondo, in quel buco di paese non succede mai niente.
Due giorni dopo, nessuno, neppure il giovane più incosciente riesce ancora a trovare qualcosa di eccitante in quello che è successo.
Per due giorni e per due notti i figli del Tanaro hanno visto il fiume invadere le loro case, i loro terreni, le loro attività. Lo hanno visto minacciare le loro stesse vite come il più terribile degli invasori, senza nessun rispetto per bambini vecchi o malati, per convenzioni o crimini di guerra, senza possibilità di appello o giustizia.
Ora la furia delle acque si è calmata, ha smesso di piovere da un bel po' e forse l'incubo è finito... O forse comincia proprio adesso. Arrivano le notizie delle prime vittime, dei tanti dispersi.
Sulla piazza del paese il cronista di una nota testata giornalistica ordina al suo collega di fare delle foto qua e là. Ha cercato di parlare con la gente ma ha ricevuto risposte brevi ed affrettate: nessuno si aspetta che la rinascita arrivi dalla 'ribalta' e tutti hanno fretta di investire in quell'impresa ogni goccia del proprio sudore.
Un vecchio raccoglie i rami di alcuni alberi divelti dalla furia delle acque e trasportati dalla corrente fin nel cortile di casa. Ha dei figli e dei nipoti che si adoperano nelle operazioni di soccorso: lui è troppo vecchio per essere di aiuto a qualcuno, ma non può rimanere con le mani in mano.
-Lei cosa sta facendo?- Lo avvicina il cronista.
-Non vede?- L'uomo parla in un dialetto stretto, senza curarsi del fatto che quel giovane foresto potrebbe non capire. -Metto al riparo questa legna, che almeno serva a far fuoco.-
-Allora il nubifragio qualcosa di buono lo ha portato...-
Il vecchio guarda il giovane cronista incredulo: ha l'atteggiamento spavaldo di chi la sa lunga e si aspetta di arrivare lontano.
-Se è per questo ha anche bagnato i fiori...- Risponde calmo riprendendo il proprio lavoro senza più degnarlo di uno sguardo. C'è poco da scherzare... C'è davvero poco da scherzare.
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