L'uomo seduto nella macchina parcheggiata davanti al liceo dà
un'occhiata alla breve scalinata... alla facciata dall'aria
solenne e quieta...
Il suono della campanella cambia tutto: in un momento il marciapiede brulica di suoni, sfavilla di colori, straripa di ragazzi assonnati, esagitati indolenti, prepotenti, allegri, imbronciati e quant'altro...
Tutti così diversi, unici, originali... Eppure tutti così uguali e fusi in quell'insieme di atteggiamenti che li rende difficilmente distinguibili gli uni dagli altri.
Il giovane è alto e bruno, con una 'testata' di riccioli scuri e due occhi azzurri che incantano, lei è così piccola da non arrivargli neppure alla spalla e gli si stringe alla vita, convinta di avere tra le braccia il suo unico amore, perché a sedici anni tutto è così assoluto da non ammettere ne "se" ne "poi". La ragazza sale un gradino prima di voltarsi, i loro sguardi si incrociano finalmente alla stessa altezza ed entrambi baciano la felicità di sentirsi padroni del mondo.
L'uomo cerca con lo sguardo la figlia in quella babele di saluti e di auto che cominciano a muoversi e, suo malgrado, si sofferma a pensare a cosa c'è di più difficile di essere genitori: gioie così grandi da provocarti quasi una sofferenza, come se il tuo cuore dovesse tendersi oltre le sue possibilità per contenerle... e sofferenze dalle quali non potrai mai più difenderti perché tutte le corazze che puoi esserti costruito nella vita non ti difenderanno dal dolore di vedere (dio non voglia) soffrire tuo figlio.
Lei apre la portiera e si lascia cadere sul sedile. Con uno slancio gli butta un bacio sulla guancia e già si volta, rapita dal trillo che annuncia un nuovo messaggino sul cellulare.
-Tutto bene?
-Certo!
All'uomo sfugge un sorriso: certo... che altro!
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