Niente!
Uno come tanti...
Uno di quei giorni in cui ti sembra che qualcosa ti sfugga tra le dita, qualcosa di così importante che ti mancherà per sempre perché non è
una storia, non è un lavoro, non è un singolo progetto, ma è quello che
ti identifica che ti viene a mancare...
sei
tu che manchi a te stesso...
E non vuoi andare avanti così, come se
vivessi la vita di un altro...
Ma allora, ti chiedi, la tua di vita qual'è?
E' questa e lo sai...
Sai che nessuno te ne darà mai un'altra.
Così stringi le mani perché non ti sfugga questa tua vita, perché non scorra neanche più un
secondo senza che tu ti possa sentire pienamente te stesso...
Quando è veramente se stesso un marinaio? Quando respira la nebbia del mattino con negli
occhi l'orizzonte e in bocca il sapore del mare?
Quando è veramente se stesso un insegnante? Quando traccia una strada davanti a chi lo vorrà seguire perché finisca
con l'amare e rispettare le cose in cui lui crede?
Quando è veramente se stesso un atleta? Quando spinge il suo corpo a superare i suoi stessi limiti?
Quando è veramente se stesso un poeta? Quando le sue parole provano emozioni... e piangono... e ridono?
Quando è veramente se stesso un uomo? Quando sta in una donna e vuole darle piacere almeno quanto ne prende, perché quello
che lei gli accende dentro è quanto di più simile alla 'vita' gli sia mai
capitato di immaginare...
Che c'è? Cosa ti manca?
Di cosa hai bisogno per sentirti veramente te stesso?
Non lo sai...
Adesso come adesso non lo
sai...
Ti manca un luogo, un pensiero, un momento, una persona dentro la
quale sentirti assolutamente te stesso...
che c'è... cosa ti manca...
niente!
E' solo un giorno così...
Uno come tanti.
Sono un pò scettico che nella realizzazione di un ruolo si possa essere davvero sè stessi...qualsiasi ruolo, anche il più attinente a sè stessi...ed è forse la "necessità di un ruolo" ciò che più nega sè stessi...un sentimento di derealizzazione nasce forse da insopprimibili sensi di auto-tradimento che, anche se bene celati, non cessano mai di agitarsi nel nostro fondo e se cessano significa che siamo "morti"...più si recita una parte, più ci si allontana da sè stessi, la nostra interiorità vorrebbe dilatarsi e non sentirsi compressa...ma sono probabilmente interrogativi eterni, che nascono quando il tempo si ferma (e per questo ci tolgono o ci si toglie il tempo)...e non si può dare a meno di guardarsi in sè stessi...
RispondiEliminacomunque belle riflessioni...
un' interiorità compressa che non vuole arrendersi all'auto tradimento seppur ben celato... MI PIACE L'IMMAGINE! Sono d'accordo con lei che non esitano ruoli, situazioni, vite perfette a cui tendere, e considero le riflessioni che ci costringono a guardarci dentro, per quanto dolorose, l'unica via per cercare una strada sulla quale provare a non tradire troppo se stessi... seppur confrontandoci inevitabilmente con i dati di una realtà spesso ostile.
RispondiEliminaLa ringrazio per il suo contributo.