Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà arricchire queste pagine con un commento.
Chiedo solo a ciascuno il buon senso di evitare espressioni che possano risulate offensive per qualsiasi altro visitatore.

sabato 8 settembre 2012

ORMEA - ACQUERELLO


Il pennello scorre sulla carta umida, leggero leggero, come la nebbia che bagna gli alpeggi di primo mattino, in quelle giornate di settembre che poi si aprono splendide, e spaziano limpide da lassù fino al mare.
E' quasi difficile crederlo, ma ad essere lassù, proprio lungo il profilo di quei monti che svettano alti in un cielo troppo azzurro per sembrare vero, in una mattina come questa si può vedere il mare. E' lontano, molto lontano, ma l'aria tersa te lo porta vicino, tanto che se allunghi un braccio ti pare di poterlo toccare. E' lì, sotto i tuoi occhi col suo blu appena diverso che ti riscalda seppure l'aria, già così pungente, sferzi immutata le tue guance.
Il tratto dei monti aspri e fieri è sfregiato ad est da distese rocciose, scure e misteriose, nell'ombra che piano piano si ritira e sveglia, poco più in basso, il verde dei boschi, sempre più intenso, sempre più brillante.
Da una baita, una chiazza grigia al centro di una radura erbosa che nella luce del mattino appena si distingue, esce un uomo in camicia e si sciacqua la faccia nell'acqua gelida di un abbeveratoio, mentre un cane dal pelo folto ed arruffato si stiracchia indolente sulla soglia. L'uomo si guarda attorno inspirando a fondo: tra poco la stagione sarà finita e potrà tornare a valle. Non sa neppure lui se la cosa gli faccia piacere o se, come ogni anno, quei pascoli finiranno col mancargli, ma non importa, è una bellissima giornata e lui quasi sorride.
Il viottolo, tracciato con un pennello dalla punta molto fine, si ispessisce leggermente a mano a mano che i capricci di creste e tornanti lo accompagnano a valle. Una donna lascia il sentiero per addentrarsi sotto i castagni umidi e profumati. Avanza lentamente, piano piano, un passo dietro l'altro. Scosta con un bastone un mucchio di foglie qua, una felce là, stando bene attenta a dove mette i piedi.  I funghi ci sono, ci sono di sicuro: l'aria è piena della loro fragranza. Ne troverà un bel po' , la donna ne è certa: ne troverà un bel po' perché lei conosce il posto. Lo conosce sì, da tanti anni, anche se non lo rivelerà mai a nessuno, neppure alla figlia, ormai madre lei stessa, che si lascia sfuggire un sorriso quando la sua vecchia esce col bastone e dice: 'vado a prendermi due funghi' così, semplicemente, come se li comprasse al mercato.
Il paese è vicino, ormai. Sulla collinetta quel che resta di un'intrepida fortezza trama nell'aria umida di rugiada e, poco più in basso, i tetti rossi e violacei delle case si stringono l'un l'altro abbracciati come fratelli, sulla sponda del fiume che corre via veloce, allegro e chiassoso.
L'acqua danza tra i sassi e canta cristallina come il cinguettio insistente ed infinito che popola i rami di un salice chino nella sua lenta danza.
Un uomo cammina sul greto sabbioso del fiume lungo un'ansa poco lontana dalla riva. Non è un pescatore. Indossa abiti raffinati e sulla strada ha lasciato l'auto con lo sportello ancora spalancato pronta a ripartire: a portarlo esattamente dove ha bisogno di arrivare entro i tempi previsti, veloce ed efficiente come ogni cosa nella sua vita. Eppure l'uomo ancora indugia, con gli occhi fissi sul riverbero del sole che, filtrando tra i rami, ricama d'oro la superficie dell'acqua. Chissà se i suoi clienti, se le persone importanti alle quali quel giorno stringerà la mano, se le belle ragazze di cui è solito circondarsi, lo immagineranno mai così: prostrato davanti alla bellezza di un luogo come quello, una bellezza che si impara ad amare da ragazzi, correndo ogni giorno lungo quelle rive, quando ancora non ci sono grandi mete da rincorrere, una bellezza che non si smette più di amare, mai più nella vita...
Una pennellata di colore abbozza la sagoma di un treno che sferragliando entra in stazione. Poco più lontano, all'ombra degli alberi che si susseguono pigri nel viale, un vecchio cammina piano mentre un bimbo trotterella al suo fianco calciando pigne. Il vecchio lo guarda intenerito: a casa ha un baule pieno di giochi eppure calcia pigne proprio come faceva lui, da bambino, quando quello era l'unico divertimento che poteva permettersi. Forse dovrebbe dirglielo... Forse dovrebbe raccontare al figlio di suo figlio di quando anche lui calciava pigne, di quando andava a scuola con gli zoccoli intagliati nel legno, oppure di quando, ancora molto giovane, lasciava il paese  per andare a Sanremo ad imparare un mestiere lavorando nel forno. Non sembra neppure essere passato tanto tempo: il ricordo è ancora così vivo, come se fosse successo ieri... E' così, deve per forza essere successo ieri... O sono davvero passati tanti anni... Decine di anni... Decine di anni e una guerra! No! La guerra no! Alla guerra proprio non vuole pensare, non all'odore della polvere, del fuoco, della paura... La fragranza del pane, ecco quella sì  la ricorda bene: il profumo delle pagnotte ben cotte e quel velo di farina che copriva ogni cosa... E l'uva passa, da preparare fischiettando così che il padrone fosse sicuro che i garzoni la mettessero nel paniere e non in bocca.
Il susseguirsi delle auto sulla pennellata scura dell'asfalto lo disturba: lo porta lontano dai suo pensieri. Strano come il bambino, al contrario non sembri farci caso. Il vecchio allunga una mano nodosa ad afferrare quella del nipote prima di attraversare la via. "Ricordo" dice a voce alta  guardandolo negli occhi " ricordo quando mia mamma si raccomandava: 'fai attenzione alle biciclette.'"

4 commenti:

  1. Hai veramente dipinto un quadro, pieno di suggestioni, di dolce calma e di fresche note di "Marin". Grazie per avercelo regalato.

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  2. Grazie a te Max, sono onorata di aver toccato la sensibilità di uno 'scrittore di quel luoghi' come sei tu.

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  3. Risposte
    1. Grazie infinite: sono contenta di vedere che qualcuno scorra ancora queste pagine benchè io, presa da un altro progetto che mi assorbe totalemente, non abbia da tempo aggiunto nuovi racconti... Grazie.

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