Come ogni anno, il candido manto dell'inverno ha rinnovato il panorama arrotondando i contorni di case vecchie e nuove, arricchendo le sagome spoglie degli alberi , smussando gli angoli e donando dolcezza anche ai pendii più aspri.
E' arrivata la neve: il campanile è meno altero e l'ippocastano più elegante.
Le vie del centro 'rimbombano' di suoni ovattati e persino il rumore delle pale strisciate sul selciato sembra sussurrato, mentre la neve cade ancora fitta fitta...
Ed ecco i bambini, correre a scuola in una danza di giubbini colorati, tanti, allegri più che mai, elettrizzati...
La neve! Finalmente la neve!
La neve da calpestare, da toccare, da lanciarsi addosso uno contro l'altro...
Non stano più nella pelle...
Una bambina si ferma improvvisamente, alza gli occhi al cielo plumbero e fissa lo sguardo là, dove nasce il turbinio di fiocchi. Fissa uno spazio vuoto, poroprio sopra di sé, racchiuso in uno sgurado che non lambisce nè alberi nè case e così, senza altri punti di riferimento, si lascia rapire dall'illusione di alzarsi lei stessa in direzione opposta alla neve che cade e, istintivamente, spalanca le braccia.
Poi c'è quella donna, con una minuscola borsa della spesa tra le mani tremanti, col passo incerto e timoroso: così vecchia, così lenta, così sola...
Forse anche per lei un tempo quella splendida candida neve aveva decorato con calore un paesaggio gioioso, ma ora, per lei, è tornata ad essere solo neve, fredda, umida... così fredda da sentirla fin nel cuore.
E i fiocchi continuano a danzare, allegri, silenziosi, bellissimi.
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