Ringrazio anticipatamente chiunque vorrà arricchire queste pagine con un commento.
Chiedo solo a ciascuno il buon senso di evitare espressioni che possano risulate offensive per qualsiasi altro visitatore.

domenica 8 gennaio 2012

Andare avanti.


Ferma all’uscita del tribunale una donna osserva distratta Treviso che scorre frenetica ed umida di nebbia.
Due uomini in giacca e cravatta discutono animatamente di sport già dimentichi delle storie che hanno appena visto scontrarsi all'interno del palazzo di giustizia. In cima alle scale alcune donne in tailleur e tacchi alti si sfiorano, nella ressa davanti alla porta a vetri, senza neppure incrociare lo sguardo. Sul viale il susseguirsi delle auto crea un monotono sottofondo al quale si sovrappongono le suonerie dei cellulari che si rincorrono, trillo dopo trillo, incessanti.
Nella folla delle dieci della mattina, davanti al tribunale di Treviso, la solitudine lei la tocca con mano.
Non è tanto la fine di un rapporto, non è nemmeno il pensiero degli anni buttati via o la freddezza della procedura di separazione a farle male... è più quella improvvisa, ansiosa smania di sapere chi è veramente.
E’ così tutte le volte che qualcosa di importante cambia radicalmente nella sua vita: vuole solo ritrovare la persona che è… quella che sente di essere davvero, al di là dei legami con gli altri…
Vuole ritrovare la propria integrità anche senza una parte di sé.
Così si spoglia freneticamente dei ruoli nei quali si è riconosciuta fino a quel momento… come abiti fuori luogo, o peggio in fiamme… fino a scoprire il corpo nudo della sua identità di donna.
Allora alza al testa e si incammina… un passo dietro l’altro, consapevole che bisogna solo andare avanti, non negarsi mai la possibilità di essere felici… Anche se a volte niente sembra più difficile…
Anche se sarebbe molto più facile sedersi su quei gradini, prendersi la testa tra le mani e piangere, semplicemente piangere.

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